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In Chiesa

Con Gesù > Storie brevi per l'anima

Queste piccole storie vogliono solo chiederti un momento di attenzione per quelle voci che abbiamo dimenticato di ascoltare. Quelle voci e quei canti che abbiamo dentro e che ci parlano di cieli azzurri e aria pulita, di sogni e di batticuori, di voglia di abbracciarsi e piangere insieme, di un Dio sconvolgente che è venuto a chiederci di lasciarci salvare da Lui. (Bruno Ferrero)


*Il dettaglio

Un parroco preparava con cura meticolosa le manifestazioni esterne della sua parrocchia. Soprattutto la solenne processione del Corpus Domini. Voleva che la festa fosse un vero avvenimento per il paese. Tre mesi prima della data, radunava un apposito comitato e organizzava i gruppi di lavoro. Il giorno della festa tutto il paese era mobilitato. Alle dieci e trenta in punto, la processione cominciò a snodarsi. I chierichetti con i candelabri, i paggetti nei costumi colorati, le bambine con il vestito bianco che spargevano petali di rosa, i giovanotti della società sportiva con le tute gialle e blu, gli uomini e le donne delle confraternite con i labari colorati e i nastri azzurri, gialli, rossi, poi l'Azione Cattolica, i ragazzi dell'Oratorio, la gente, la teoria dei chierichetti e la banda musicale del paese. Una processione magnifica! Quando la banda intonò il pezzo più solenne, dal portale della chiesa uscì lentamente il baldacchino di broccato dorato con i pennacchi rossi e bianchi, sorretto da quattro baldi giovani. Sotto il baldacchino, incedeva il parroco, rivestito del piviale più prezioso, che reggeva il pesante ostensorio d'oro tempestato di pietre preziose. Improvvisamente il viceparroco, che accompagnava i chierichetti, si avvicinò allarmato al parroco e gli sussurrò: "Prevosto, nell'ostensorio non c'è l'ostia!". Il parroco ribatté seccato: "Non vedi a quante cose devo pensare? Non posso occuparmi anche dei dettagli!".

Gesù solo un dettaglio? Per tanti, troppi, è così.


*La moneta
Una grande città era dominata da un’orgogliosa e magnifica cattedrale. Su di essa svettava un superbo campanile. Ma l’opera era incompiuta, il campanile era muto: non aveva le campane. Il vescovo decise di dotare il campanile di una campana degna della cattedrale e lanciò a tutta la città un pressante invito per raccogliere oggetti d’argento da far fondere per realizzare con il
contributo di tutti una campana d’argento. Un giorno, dal presule incaricato di raccogliere le oblazioni arrivò una povera vedova. Consegnò timidamente un centesimo d’argento, che era tutto quello che possedeva. L’uomo prese la moneta con piglio sprezzante e, appena la donna lasciò la stanza, lanciò la moneta fuori dalla finestra nel giardino sottostante. “Un centesimo va bene per i mendicanti! A cosa può servire per una grande opera come la nostra?”. L’iniziativa fu un successo. Fu raccolto molto argento che venne fuso per realizzare una campana stupenda: una meraviglia che a detta degli esperti non aveva nulla di simile al mondo. Il giorno di Pasqua, la maestosa campana d’argento fu benedetta e innalzata sul campanile. Poi il vescovo stesso ebbe l’onore di dare il primo rintocco della nuova campana. La campana però emise soltanto un pietoso gemito e poi si fermò del tutto. Tecnici ed esperti intervennero, ma nessuno riusciva a spiegare il perché. La campana d’argento ostinatamente taceva. Il vescovo pregò Dio di mostrargli la causa di questo fallimento. Un angelo in sogno, una notte, gli rivelò quello che il suo incaricato aveva fatto con l’offerta della povera vedova. Il vescovo cercò immediatamente il presule addetto alla raccolta delle offerte e gli chiese spiegazioni. Poi entrambi andarono in giardino e cercarono insieme, carponi, inginocchiati nell’erba e fra i cespugli, fino a quando non riuscirono a trovare la moneta della vedova. Il vescovo fece rifondere la campana, ma questa volta ci mise anche la monetina della vedova. Quando, qualche settimana dopo, riprovarono a suonarla, la campana riempì l’aria con il più bel suono che mai avessero sentito.
Anche solo un battito del tuo cuore, Dio lo sente.


*La morte della Parrocchia

Sui muri e sul giornale della città comparve uno strano annuncio funebre: «Con profondo dolore annunciamo la morte della parrocchia di Santa Eufrosia. I funerali avranno luogo domenica alle ore 11». La domenica, naturalmente, la chiesa di Santa Eufrosia era affollata come non mai. Non c'era più un solo posto libero, neanche in piedi. Davanti all'altare c'era il catafalco con una bara di legno scuro. Il parroco pronunciò un semplice discorso: «Non credo che la nostra parrocchia possa rianimarsi e risorgere, ma dal momento che siamo quasi tutti qui voglio fare un estremo tentativo. Vorrei che passaste tutti qui davanti alla bara, a dare un'ultima occhiata alla defunta. Sfilerete in fila indiana, uno alla volta e dopo aver guardato il cadavere uscirete dalla porta della sacrestia. Dopo, chi vorrà potrà rientrare dal portone per la Messa». Il parroco aprì la cassa. Tutti si chiedevano: «Chi ci sarà mai dentro? Chi è veramente morto?». Cominciarono a sfilare lentamente. Ognuno si affacciava alla bara e guardava dentro, poi usciva dalla chiesa. Uscivano silenziosi, un po' confusi. Perché tutti coloro che volevano vedere il cadavere della parrocchia di Santa Eufrosia e guardavano nella bara, vedevano, in uno specchio appoggiato sul fondo della cassa, il proprio volto.


*La bontà cambia i cuori

Un vecchietto che da molto tempo si era allontanato dalla Chiesa, un giorno andò dal parroco. Sperava di essere aiutato finalmente a risolvere i suoi problemi di fede. Quando entrò nella canonica, c'era già una persona a parlare con lui. Il sacerdote intravide il vecchietto in piedi in corridoio, e subito, uscì a portargli una sedia. Quando l'altro si congedò, il parroco fece entrare il vecchio signore. Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l'anziano, soddisfatto, disse che sarebbe tornato alla Chiesa. Il parroco, contento, ma anche un po' meravigliato, gli chiese: «Senta, mi dica, di tutto il nostro incontro, qual è l'argomento che più l'ha convinta a tornare a Dio?». «Il fatto che sia uscito a portarmi una sedia», rispose il vecchietto.


*Il fulmine

Durante la celebrazione della Messa domenicale, scoppiò improvvisamente un violento temporale. Un fulmine colpì il campanile e fece tremare le pareti della chiesa, che era gremita di gente.
Il celebrante, visibilmente scosso, si rivolse ai fedeli: "Interrompiamo un attimo la Messa", disse. "E mettiamoci a pregare...".

L'abitudine impolvera, incrosta, spegne anche le cose più belle e più grandi.E si finisce a farle "per finta".


*Ricordare la predica

Una domenica, verso mezzogiorno, una giovane donna stava lavando l’insalata in cucina, quando le si avvicinò il marito che, per prenderla in giro, le chiese: “Mi sapresti dire che cosa ha detto il parroco nella predica di questa mattina?”.
“Non lo ricordo più”, confessò la donna.
“Perché allora vai in chiesa a sentir prediche, se non le ricordi?”.
“Vedi, caro: l’acqua lava la mia insalata e tuttavia non resta nel paniere; eppure la mia insalata è completamente lavata”.
Non è importante prendere appunti.
È importante lasciarsi “lavare” dalla Parola di Dio.


*Il crocifisso  

In un'antica cattedrale, appeso ad altezza vertiginosa, c'è un imponente crocifisso d'argento che ha due particolarità. La prima è la corona di spine sul capo di Gesù: è tutta d'oro massiccio tempestato di rubini e il suo valore è incalcolabile. La seconda particolarità è il braccio destro di Gesù: è staccato e proteso nel vuoto. Una storia ne spiega il motivo. Molti anni fa, una notte, un ladro audace e acrobatico progettò un piano perfetto per impadronirsi della splendida corona d'oro e rubini. Si calò da uno dei finestroni del tetto legato ad una corda e oscillando arrivò al crocifisso. Ma la corona di spine era fissata molto solidamente e il ladro aveva solo un coltello per tentare di staccarla. Infilò la lama del coltello sotto la corona e fece leva con tutte le sue forze. Provò e riprovò, sudando e sbuffando. La lama del coltello si spezzò e anche la corda, troppo sollecitata, si staccò dal finestrone. Il ladro si sarebbe sfracellato sul pavimento, ma il braccio del crocifisso si mosse e lo afferrò al volo. Al mattino i sacrestani lo trovarono lassù, sano e salvo, tenuto saldamente(e affettuosamente) da Gesù crocifisso.


*Re Magi dimenticati  

I ragazzi dell'Oratorio di Santa Maria avevano preparato una recita sul mistero del Natale. Avevano scritto le battute degli angeli, dei pastori, di Maria e di Giuseppe. C'era persino una particina per il bue e l'asino.
Ma quando suor Renata vide le prove dello spettacolo sbottò: "Avete dimenticato i Re Magi!". Enzo il regista si mise le mani nei capelli, mancava un solo giorno alla rappresentazione.
Dove trovare i tre Re Magi così sui due piedi?
Fu Don Pasquale a trovare la soluzione. "Cerchiamo tre persone della parrocchia! - disse - Spieghiamo loro che devono fare i Re Magi moderni, vengono con i loro abiti di tutti i giorni e portano un dono a Gesù Bambino.
Un dono a loro scelta. Tutto quello che devono fare è spiegare con franchezza il motivo che li ha spinti a scegliere proprio quel particolare dono". La squadra dei ragazzi si mise in moto e nel giro di due ore erano stati trovati i Re Magi sostituti.
La sera di Natale, il teatrino parrocchiale era affollato.
I ragazzi ce la misero tutta e lo spettacolo filò via liscio e applaudito.
Senza che nessuno lo potesse prevedere il momento più commovente divenne l'entrata dei Re Magi.
Il primo era un uomo di cinquant'anni, padre di cinque figli: portava una stampella. La posò accanto alla culla e disse: "Tre anni fa ho avuto un brutto incidente d'auto.
Uno scontro frontale. Fui ricoverato all'ospedale con parecchie fratture. Nessuno azzardava un pronostico.
I medici erano pessimisti sul mio recupero. Da quel momento cominciai ad essere felice per ogni più piccolo progresso: poter muovere la testa o un dito, alzarmi seduto da solo e così via. Quei mesi in ospedale mi cambiarono. Sono diventato umile scopritore di quanto possiedo.
Sono riconoscente per le cose piccole e quotidiane. Porto a Gesù Bambino questa stampella in segno di riconoscenza".
Il secondo Re era in verità una regina, madre di due figli. Portava un catechismo. Lo posò accanto alla culla e disse: "Finché i miei bambini erano piccoli e avevano bisogno di me, mi sentivo realizzata. Poi sono cresciuti e ho cominciato a sentirmi inutile.
Ma ho capito che era inutile commiserarmi.
Ho chiesto al parroco di fare catechismo ai bambini. Così ritrovai un senso alla mia vita. Mi sento come un apostolo, un profeta: aprire ai nostri bambini le frontiere dello spirito è un'attività che mi appassiona. Sento di nuovo di essere importante". Il terzo Re era un giovane.
Portava un foglio bianco.
Lo pose accanto alla culla del Bambino e disse: "Mi chiedevo se era il caso di accettare questa parte. Non sapevo proprio cosa dire, né cosa portare. Le mie mani sono vuote. Il mio cuore è colmo di desideri, di felicità e di significato per la vita.
Dentro di me si ammucchiano domande, inquietudini, attese, errori, dubbi. Non ho niente da presentare. Il mio futuro mi sembra così vago.
Ti offro questo foglio bianco, Bambin Gesù. Io so che sei venuto per portare speranze nuove. Vedi, io sono interiormente vuoto, ma il mio cuore è aperto e pronto ad accogliere le parole che vuoi scrivere sul foglio bianco della mia vita. Ora che ci sei Tu tutto cambierà...".


*Il perdono

Un fedele buono, ma piuttosto debole, si confessò, come di solito, dal parroco. Le sue confessioni sembravano però un disco rotto: sempre le stesse mancanze e soprattutto sempre lo stesso grosso peccato.
«Basta!» gli disse, un giorno, in tono severo il parroco «Non devi prendere in giro il Signore. È l'ultima volta che ti assolvo per questo peccato. Ricordatelo!».
Ma quindici giorni dopo, il fedele era di nuovo là a confessare il suo solito peccato.
Il confessore perse davvero la pazienza: «Ti avevo avvertito: non ti do l'assoluzione. Così impari...».
Avvilito e colmo di vergogna, il pover'uomo si alzò.
Proprio sopra il confessionale, appeso al muro, troneggiava un grande crocifisso di gesso. L'uomo lo guardò.
In quell'istante, il Gesù di gesso del crocifisso si animò, sollevò un braccio dalla sua secolare posizione e tracciò il segno dell'assoluzione: «Io ti assolvo dai tuoi peccati...».

Ognuno di noi è legato a Dio con un filo. Quan commettiamo un peccato, il filo si rompe. Ma quando ci pentiamo della nostra colpa, Dio fa un nodo nel filo, che diviene più corto di prima. Di perdono in perdono ci avviciniamo a Dio.
«Vi assicuro che in cielo si fa più festa per un pec che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Luca 15,7).


*L'offerta

In una chiesa africana, durante la raccolta dei doni all'Offertorio, gli incaricati passavano con un largo vassoio di vimini, uno di quelli che servono per la raccolta della manioca.
Nell'ultima fila di banchi della chiesa era seduto un ragazzino che guardava con aria pensosa il panie che passava di fila in fila. Sospirò al pensiero di non avere assolutamente niente da offrire al Signore.
Il paniere arrivò davanti a lui.
Allora, in mezzo allo stupore di tutti i fedeli, il ragazzino si sedette nel paniere dicendo: «La sola cosa che possiedo, la dono in offerta al Signore».
«Vi esorto dunque, fratelli, a offrire voi stessi a Dio in sacrificio vivente, a lui dedicato, a lui gradi È questo il vero culto che gli dovete» (Lettera di San Paolo ai Romani 12,1).


*Gli altri

Padre e figlio erano seduti accanto in chiesa. Ad un tratto, il bambino toccò il padre e ridacchiò: "Papà, guarda quell'uomo! Sta dormendo!".
Il padre guardò il figlio con molta serietà e rispose: "Sarebbe meglio se dormissi anche tu. Piuttosto che sparlare degli altri".
Alcuni anziani si recarono in visita da Abba Poemen e chiesero: "Secondo te, quando in chiesa sorprendiamo i nostri fratelli a sonnecchiare, è opportuno pizzicarli per farli svegliare?".
L'anziano rispose: "Se vedessi un fratello sonnecchiare, gli appoggerei la testa sulle mie ginocchia e lo lascerei riposare".
Dobbiamo tutti riscoprire che cosa significa "indulgenza".


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